Ad oggi si sente sempre più parlare di nuove tecnologie per lo spettacolo professionale, tra cui, i nuovi protocolli di trasporto DMX Art-Net, sACN e del nuovissimo protocollo di comunicazione RDM. Ma cosa sono questi protocolli, e soprattutto, come funzionano? Per poter spiegare bene il funzionamento di questi nuovi sistemi, occorre prima fare un passo indietro e cercare di riassumere brevemente il funzionamento dell’attuale, forse ormai datato, ma comunque sempre utilizzato DMX.
IL DMX…
Sin dalla sua invenzione, il DMX è sempre stato un protocollo sfruttato sia in ambito civile, sia industriale per il controllo dell’illuminazione. Basato sulla concezione di funzionamento “Master” e “Slave”; dove la consolle di controllo è il “Master” che invia i comandi e le luci lo “Slave” che li eseguono, è stato poi successivamente scelto dall’industria dello spettacolo come principale metodo di comunicazione tra le classiche “Centraline luci” e le fixture luminose. Con i suoi 512 canali per universo, il facile collegamento tramite cavi DMX a 3 o 5 poli e la possibilità di collegare le luci in modalità “daisy chain”, questo protocollo si è diffuso subito grazie alla sua semplicità e versatilità, rendendolo oggi il principale mezzo di comunicazione dell’industria luminosa per quanto riguarda lo spettacolo.
…E LE SUE LIMITAZIONI
Con l’andare avanti del tempo e lo sviluppo delle nuove tecnologie, questo sistema di comunicazione ha però comportato sempre di più limitazioni nel campo dello show-making professionale, dovuto sia in parte dall’impossibilità di trasportare più di un universo DMX su un solo cavo, sia dalla mancanza di un vero e proprio sistema di “ritorno” delle informazioni alla consolle di controllo, da parte delle fixture collegate. Il protocollo DMX, per sua invenzione, è un protocollo unidirezionale, il che implica alle luci collegate di non poter comunicare in modo inverso alla consolle di controllo. Questo ha portato negli anni ad avere nell’industria dello spettacolo numerosi tipi diversi di fixture luminose, ciascuna con la sua “channel list” separata, e ciascuna con la sua “Library patch”, o meglio una sorta di “libreria di informazioni” che la consolle DMX deve memorizzare per sapere quali sono i canali in uso dalla luce collegata, e come interloquire con essa.
LA NASCITA DEI PRIMI PROTOCOLLI DI DMX OVER NETWORK
Con la sempre più ampia diffusione di teste mobili e proiettori intelligenti, ma soprattutto di fixture led con funzionalità di pixel mapping (che in genere necessitano di centinaia di canali dmx per funzionare), si è sentita sempre di più la necessità di poter utilizzare un solo cavo per poter trasportare numerosi universi DMX alla volta, che permettessero alle fixture con numerosi canali di operare, sfruttando un sistema di collegamento più facile e versatile. Ed è qui che nascono Art-Net e sACN, standard che sfruttano l’incapsulazione dei segnali DMX all’interno di pacchetti UDP di rete, permettendo ai dispositivi di illuminazione di sfruttare le potenzialità delle reti locali per poter trasmettere un numero elevato di informazioni su un singolo cavo.
ART-NET
Basato sulla tecnologia UDP, Art-Net è sicuramente uno dei protocolli di DMX over network più diffusi. Sviluppato dalla Artistic Licence, è in grado di trasportare 32.768 universi DMX su un singolo cavo, ciascuno da 512 canali.
sACN
Molto simile al suo fratellino minore Art-Net, sACN acronimo di Streaming Architecture for Control Networks, è un protocollo registrato all’ANSI per il trasporto tramite rete di pacchetti UDP contenenti informazioni DMX. Differentemente dall’Art-Net, sACN integra anche un sistema di Management e Device control per le fixture luminose, supporta 63.999 universi DMX ed è largamente utilizzato nei contesti di pixel mapping, dove la sua grande disponibilità di universi DMX permette alle luci di avere ampi spazi di funzionamento, senza limitazioni di nessun tipo.
MA COSA VIENE DOPO?
Ad oggi nessuno dei protocolli precedentemente descritti è però in grado di instaurare una vera e propria connessione bidirezionale tra consolle luminosa e luci, rendendo difatti necessaria per la centralina di controllo l’avere ancora una Fixture Library Patch, dove la consolle deve sapere esattamente che canali ha ciascuna luce per poter interloquire con essa. Da qui nasce la necessità di un protocollo aggiuntivo, che permetta una connessione bidirezionale tra fixture e consolle. Il protocollo in questione si chiama RDM.
RDM
L’RDM è finalmente la vera evoluzione del DMX nel campo dell’illuminazione per lo spettacolo. Permette una vera e propria connessione bidirezionale tra consolle e luce e manda finalmente in pensione le Fixture Library Patch e i famosi “Canali” DMX. Ogni luce collegata, essendo in grado di comunicare direttamente con la consolle, è quindi in grado di far sapere in automatico alla centralina di controllo quali sono i suoi “Metodi” o “Canali” di funzionamento, essendo davvero “Plug and play” una volta collegata alla rete. Da questo momento in poi, le luci che lavorano via RDM possono essere collegate direttamente con un comune cavo DMX, e ognuna di esse potrà ricevere autonomamente l’indirizzo DMX direttamente dalla consolle. Questo permette alla luci di essere indirizzate e “patchate” senza dover agire direttamente dal display di controllo di ciascuna di esse.
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